Routes4newroots #4 - April in Hanoi, Vietnam
Da quel caotico angolo di mondo in bilico sulla punta di un cappellino
Ciao amic* di Routes4newroots, eccoci con il quarto appuntamento dal Sud-est asiatico. Pront* a tornare in Vietnam?
Ad essere onesti, la Route avrebbe previsto un passaggio in Laos, ma dopo una mezza giornata di ricerca online matta e disperatissima per capire come raggiungerlo, ci siamo arresi. Volevamo un viaggio spontaneo e all’insegna della libertà? Ecco, ha significato anche abbracciare l’imprevisto e riprogrammare il cammino, senza lasciarsi travolgere dalla FOMO1.
imprevisto + impreparazione = improvvisazione
Quindi dalla Thailandia, siamo decollati alla volta di Hanoi, il nostro primo approdo in Vietnam. E allora seguici nell’assordante, straripante Hanoi. Noi lo abbiamo amato questo cosmo nel caos che gravita attorno a un mare di cappellini a punta. Il disegno e l’acquerello fatti da Agnese ne offrono uno scorcio: per averli come sfondo del tuo mese, puoi stampare i calendari realizzati da Angelo.
L’accoglienza
Nel primo tragitto dall’aeroporto alla nostra casa ad Hanoi ci è chiara una cosa: attraversare la strada sarà un atto di fede. Fede nella capacità dei guidatori vietnamiti di schivarci. Una volta entrati nel Quartiere Vecchio si sblocca un nuovo livello di babele: motorini, con a bordo fino a quattro, cinque persone, sfrecciano tra auto, carretti di fiori freschi e venditrici di frutta. Cerchiamo di rifugiarci sui marciapiedi - che ingenui! - impraticabili per le migliaia di mezzi offerti in affitto, fornelli a gas per cucinare, tavolate di locals che mangiano la qualunque. A quel punto, non ci sorprende che per quelle stesse strade, proprio addosso alle case, e ormai a noi, costretti a camminarci, corrano anche binari di treno.
Dal fiume di teste, caschi - pochi - e tettucci, vediamo sbucare al ritmo di una pedalata affaticata, i conducenti dei risciò.
La parola risciò è un prestito dall'inglese rickshaw, a sua volta adattamento dal giapponese jinrikisha (人力車, composto da 人 jin = uomo, 力 riki = forza e 車 sha = veicolo/carrozza) che letteralmente significa "veicolo a trazione umana".
Uscendo dal Quartiere Vecchio ti trovi su viali ampi, quasi parigini, dove il traffico sembra dare una tregua. I palazzi dall’aria belle epoque fanno da sfondo a ritratti di decine di ragazze, che, indossato il vestito della domenica, si danno appuntamento - mazzetti di fiori e sorrisi timidi inclusi - per farsi fotografare all’ombra di alberi maestosi.
La scoperta
Un po’ Parigi, un po’ Giappone, con tocchi di Cina. L’architettura di Hanoi è molto varia e tiene traccia delle dominazioni che nel corso dei secoli si sono succedute. A conquistare i nostri occhi però sono i profili inconsueti degli edifici religiosi: pagode e templi.
Le pagode (chùa) sono luoghi dedicati al culto del Buddha. Qui, monaci e monache, si riuniscono per condurre una vita religiosa, praticando e predicando il buddismo. Iconica è la Pagoda Trấn Quốc, la più antica di Hanoi, originariamente costruita nel VI secolo durante il regno dell’imperatore Lý Nam Đế.
I templi2 (đền) sono invece luoghi di culto dedicati agli spiriti sacri di personalità illustri, eroi nazionali, personaggi leggendari e mitologici. Su un isolotto al centro del lago Hoàn Kiếm, in pieno Quartiere Vecchio di Hanoi, sorge il Tempio della Montagna di Giada, dedicato a Văn Xương đế quân, dio della cultura e della letteratura. Il ponte rosso Thê Húc, che lo collega con la riva, è uno dei luoghi simbolo della città.
Tra le statue di tanti eroi e generali, a catturarci sono state quelle di tre donne.
Il culto delle Dee Madri dei Tre Regni è la religione autoctona più antica del Vietnam. Questa pratica popolare, fortemente radicata nel folklore vietnamita, ruota attorno alle vicende della vita presente dei suoi fedeli e mira a soddisfarne i bisogni realistici, come salute, prosperità, ricchezza e fortuna.
Secondo una delle tradizioni vietnamite, il mondo si divide in Tre Regni, ognuno governato da una Madre: il Cielo, la Terra e l’Acqua. Alla base del culto delle Dee Madri è il valore della gentilezza: chi le venera deve avere un buon comportamento ed essere devoto nei confronti degli antenati. Molto del sistema valoriale vietnamita si riflette in questi precetti, tanto che questo culto è riconosciuto come patrimonio culturale immateriale dall’UNESCO e preservato dal governo, anche per il ruolo centrale che viene dato alla figura della donna e della madre.
Nonostante l’acceso culto della Dea Madre Acqua, è frequente purtroppo che il lago più grande della capitale e popolare punto panoramico sulla Pagoda Trấn Quốc si costelli di poveri pesci uccisi alternativamente da asfissia per mancanza di ossigeno, ondate di calore, intossicazione da ammoniaca e altri inquinanti sversati.
Prima di vederli, li senti. A decine di metri l’odore di spiedini di carne e incensi votivi si mischia a quello pungente della morìa di pesci lasciati a galleggiare. In prossimità del West Lake, il tanfo diventa quasi insopportabile.
Ma non è solo una questione di esalazioni: i resti contaminati dei pesci morti diventano un pericolo per la salute di coloro che vivono nelle vicinanze del lago.
Il governo vietnamita si mobilita da anni per rendere i cittadini consapevoli dei rischi associati e dei comportamenti virtuosi da adottare. Ad oggi con risultati altalenanti, se si considera che molti vietnamiti pescano quotidianamente in quelle acque e molti altri ci sversano liquami di ogni sorta.
L’arrivederci
Non è detto che i vietnamiti ti sorridano, ma quando lo fanno ti sembra che dentro ci sia tutto. Ci sono anche i segni delle guerre, che non hanno indurito un popolo fatalista, che ha accolto le sorti della storia e porta meno rancore di quello che ti aspetti.
Arrivi ad Hanoi e ti ritrovi emozionat* - diciamo emozionat* per non dire commoss*, per non dire piangente come una fontana - a guardare un gruppo di persone che ballano gioiose in piazza un sabato sera. Lasci Hanoi quando sei diventato pronto a unirti a quella danza. Ad abbracciare una sconosciuta che ti invita a ballare la lambada con il Ponte Rosso sullo sfondo. Non vi siete detti niente, avete solo sorriso e danzato insieme. Eppure hai l’impressione di aver avuto una delle migliori conversazioni della tua vita.
Trovi altre foto da Hanoi nel nostro post Instagram QUI. Se ti va sostienici condividendo, invitando altr* amic* a iscriversi, mettendo like e commentando questo post. Grazie!
Consigli bonus
Lettura: per immergervi nelle atmosfere e nella storia di Hanoi, potete leggere “Quando le montagne cantano”, di Nguyễn Phan Quế Mai.
Cucina: se passate da Hanoi non mancate una cena da Katze, un ristorante vegano/vegetariano scoperto per caso e rimasto nel cuore. Su tripadvisor ha cinque stelle con 148 recensioni, e può voler dire poco, ma dopo aver assaggiato i piatti che propone non potrete che essere d’accordo.
La sfida è trovarlo. Ci si infila in uno stretto corridoio tra due palazzi, si salgono delle scale, passando sotto panni stesi e incrociando persone in pigiama. Ci si ritrova in una casa vietnamita adattata a ristorante. Il menù spiega come si dovrebbe mangiare, o meglio, come mangiano i vietnamiti e il proprietario consiglia di non prendere troppe cose. Strano, no!? Appena iniziano ad arrivare i piatti si capisce perché. Abbiamo ordinato per una sola persona e non siamo riusciti a finire tutto. Oltre al cibo, buonissimo, e la location, tipica, quello che colpisce di Katze è la storia di William, il proprietario. Un’infanzia difficile, mille lavori e una vita per strada. Già grande è riuscito a frequentare la scuola e ad aprire il suo ristorante. Ora dona parte dei profitti generati dall'attività per aiutare i bambini in circostanze sfortunate a ricevere un'istruzione. E tutto questo amore lo trovi nei piatti che propone.
Hello friend of Routes4newroots, here we are with the fourth appointment from South-East Asia. Ready to go back to Vietnam?
To be honest, the Route should have included a ride in Laos, but after half a day of mad and desperate online research to figure out how to get there, we gave up. Did we want a spontaneous and free journey? It also meant embracing the unexpected and reprogramming the path, without being overwhelmed by FOMO.
So, from Thailand, we took off for Hanoi, our first landfall in Vietnam. So follow us in the deafening, overflowing Hanoi. A cosmos in chaos that gravitates around a sea of pointed caps.
The welcome
On the journey from the airport to our home in Hanoi, one thing is clear to us: crossing the street will be an act of faith. Faith in the ability of Vietnamese drivers to dodge us. Once you enter the Old Quarter, a new level of babel is unlocked: scooters, with up to four or five people on board, whiz between cars, carts of fresh flowers and fruit vendors. We try to escape on the sidewalks - how naive! - impracticable for the thousands of vehicles for rent, gas stoves for cooking, tables of locals who eat whatever. At that point, it is not surprising that in those same streets, right next to the houses, and now we, forced to walk along them, also run train tracks.
From the river of heads, helmets - few - and cars, we see the rickshaw drivers emerge at the rhythm of a tired pedaling.
The word rickshaw is a loan from the Japanese jinrikisha (人力車, composed of 人 jin = man, 力 riki = strength and 車 sha = vehicle/carriage) which literally means "human-powered vehicle".
Leaving the Old Quarter you find yourself on broad, almost Parisian boulevards where the traffic seems to give a break. The palaces with a belle epoque air are the backdrop for portraits of dozens of girls who, having worn their Sunday dresses, arrange to meet - bunches of flowers and shy smiles included - to be photographed in the shade of majestic trees.
The discovery
A bit Paris, a bit Japan, with touches of China. The architecture of Hanoi is very varied and keeps track of the dominations that have followed one another over the centuries. Our eyes, however, got conquered by the unusual profiles of religious buildings: pagodas and temples.
Pagodas (chùa) are places dedicated to the worship of the Buddha. Here, monks and nuns gather to lead a religious life, practicing and preaching Buddhism. Iconic is the Trấn Quốc Pagoda, the oldest in Hanoi, originally built in the 6th century during the reign of Emperor Lý Nam Đế.
The temples (đền) are instead places of worship dedicated to the sacred spirits of illustrious personalities, national heroes, legendary and mythological characters. On an islet in the center of Hoàn Kiếm lake, in the heart of the Old Quarter of Hanoi, stands the Temple of the Jade Mountain, dedicated to Văn Xương đế quân, god of culture and literature. The Thê Húc red bridge, which connects it with the shore, is one of the city's landmarks.
Among the statues of many heroes and generals, we were captured by those of three women. The cult of the Mother Goddesses of the Three Kingdoms is the oldest indigenous religion in Vietnam. This popular practice, deeply rooted in Vietnamese folklore, revolves around the events of the present life of its faithful and aims to satisfy their realistic needs, such as health, prosperity, wealth and fortune.
According to one of the Vietnamese traditions, the world is divided into Three Kingdoms, each ruled by a Mother: Air, Earth and Water. At the base of the cult of the Mother Goddesses is the value of kindness: those who venerate them must have good behavior and be devoted to their ancestors. Much of the Vietnamese value system is reflected in these precepts, so much so that this cult is recognized as an intangible cultural heritage by UNESCO and preserved by the government, also due to the central role given to the figure of women and mothers.
Despite the cult of the Goddess Mother Water, it is unfortunately frequent that the largest lake in the capital and popular vantage point on the Trấn Quốc Pagoda is full of poor fish killed alternately by asphyxiation due to lack of oxygen, heat waves, ammonia poisoning and other pollutants spilled.
Before you see them, you smell them. Tens of meters away, the aroma of meat skewers and votive incense mixes with the pungent stink of fish left floating. Near West Lake, the stench becomes almost unbearable.
But it's not just a matter of scent: the contaminated remains of dead fish become a health hazard for those who live near the lake. The Vietnamese government has been mobilizing for years to make citizens aware of the associated risks and of the virtuous behaviors to adopt. To date, with fluctuating results, if we consider that many Vietnamese fish daily and spill sewage of all sorts in those waters.
Goodbye
In a Vietnamese smile you can spot a bit of everything. There are also signs of wars that have not hardened a fatalistic population, which has accepted the fate of history and bears less grudge than you expect.
You arrive in Hanoi and you find yourself moved - let's say moved not to say weeping like a fountain - watching a group of people joyfully dancing in a square on a Saturday night. You leave Hanoi when you have become ready to join that dance. To hug a stranger who invites you to dance the lambada with the Red Bridge in the background. You didn't chat, just smiled and danced together. Yet you feel like you had one of the best conversations of your life.
ansia che un evento emozionante o interessante può accadere altrove e che lo si stia perdendo
una precisazione: esistono molteplici strutture che ricadono nella categoria italiana di “tempio” e si indicano in vietnamita con nomi diversi: Đình, Miếu, Nhà thờ họ, etc.
Mi sono emozionata a leggere di Hanoi.... pensare cosa ha passato questa popolazione!
Grazie! Anche questo pezzetto di mondo lo avete descritto benissimo.